II

Silente, come immerso sempre
nel liquido amniotico,
mi uccide
il mio anziano paese.
Sclerofille sempreverdi nascono
anche negli occhi
di chi guarda passare la vita
seduto all’angolo di un bar.
Io non ho avuto il coraggio
di restare
a galleggiare in una gravina,
a gocciolare nel mio deserto
del viadotto dell’Impero.
La civetta chiurla un mattino precoce,
tra i mirti e la vite fiorisce
un odore di pianto.
Un grillo frinisce la vita che va
verso l’ennesima sera
che albeggia abitudini.


MEP . Manifesto

Ad oggi la poesia non possiede, nella volgare società contemporanea, il ruolo che dovrebbe, per ragioni culturali e storiche, spettarle. E non perché essa non sia ancora portatrice della capacità di comunicare e suscitare emozioni, sentimenti e fantasie, quanto perché, sebbene si continui a scriverla, non si continua a leggerla, preferendo basso e vuoto intrattenimento a più nobili e faticosi esercizi d’animo e di pensiero. Il MEP non intende ridefinire il concetto o circoscrivere la poesia ad un determinato “ismo”. Non vuole vincolarsi a un’omogeneità stilistica o tematica, poiché nasce come un movimento di emancipazione della poesia intesa nelle sue diverse forme. Il MEP si propone di restituire alla poesia il ruolo egemone che le compete sulle altre arti e al contempo di non lasciarla esclusivo appannaggio di una ristretta élite, ma di riportarla alle persone, per le strade e nelle piazze. Gli atti coi quali intendiamo fare ciò sono molteplici, e non disdegniamo la prepotenza di alcuni di essi, poiché contrariamente a una lenta e pacifica opera di sensibilizzazione, azioni di forte impatto sono in grado di sortire immediatamente il proprio effetto. Cerchiamo, laddove possibile, di far perno su quella proprietà intrinseca della parola scritta per la quale risulta impossibile per chiunque getti su di essa lo sguardo non leggerla, in quanto la parola si fa leggere e decodificare nel momento stesso in cui viene vista.

Il Movimento per l’Emancipazione della Poesia